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Nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni

(Etica Nicomachea 1155a 5-6) .

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Così ci dice Aristotele, per il quale dunque vivere avendo amici, potendo scegliere, è preferibile al possedere tutti gli altri beni senza avere amici. Perciò l’amicizia sarebbe quindi in fondo bene di gran lunga preferibile ad ogni altro bene concepibile (visto che è preferibile persino alla somma, ma senza amici, di tutti gli altri beni messi insieme).

Sembrerebbe dunque che Aristotele sostenga che vivere avendo amici è in ogni caso, e quindi senza eccezione, situazione preferibile al vivere non avendone, per cui l’amicizia dovrebbe essere sempre, tra tutti i beni disponibili, la prima opzione per chiunque. L’amicizia è dunque, secondo Aristotele, importantissima e non a caso gli interi libri VIII e IX dell’Etica a Nicomaco sono appunto dedicati alla trattazione della tematica dell’amicizia, che è dunque da Aristotele  intesa come esperienza di importanza fondamentale per l'”animale ragionevole” in cui l’uomo consiste, relazione umana per eccellenza, tanto da definirla anche essere innanzitutto una necessità (anzi: “cosa necessarissima per la vita” (1155 a4).

Eppure, sempre nell'”Etica”, Aristotele dichiara anche che «pur essendoci care entrambe le cose, gli amici e la verità, è dovere morale preferire la verità» (I, 4, 1096). Una variante dunque dell'”amicus Socrates, sed magis amica veritas” che Ammonio nella “Vita di Aristotele” attribuisce essere stato detto di Platone (o dell'”amicus Plato, sed magis amica veritas” attribuito, ma in modo sembrerebbe poco attendibile, ad Aristotele stesso).

Ma in che senso l’amicizia sarebbe dunque per Aristotele necessaria? E come fa a essere necessaria se contemporaneamente può essere sacrificata, fosse pure sull’altare della veritas? Ma cosa è poi questa necessaria amicizia, di cui ci parla il greco Aristotele, vissuto più di due millenni fa, in tempi così lontani da noi, tra genti di cui è rimasta solo qualche traccia? Ci parlano e interessano ancora i suoi discorsi sul tema?

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Di certo anche oggi comunque ci interessa l’amicizia. E in fondo tanto più quanto più le dinamiche sociali prevalenti tendono a renderla sempre più relegata nelle dimensioni residuali del privato, che però sono peraltro per lo più le dimensioni dove cerchiamo la nostra realizzazione più profondamente e intimamente personale, la nostra vera felicità. E tanto più quanto più, inoltre, le dinamiche suddette la rendono persino di fatto spesso sostanzialmente impraticabile, sacrificata all’altare di altre esigenze, subordinata ad altro (anche solo banalmente al proprio rapporto di coppia o ai figli, o al lavoro o al tempo che non c’è). Per cui ancor oggi dunque, insieme, si diventa, come Aristotele e Platone, più amici di qualcos’altro che dell’amico. Ma non per questo non ci rimane un rammarico o una nostalgia per quanto trascurato o perduto.

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