“Bisogna avere un caos dentro di sè
per partorire una stella danzante
(Friedrich Nietzsche)
- Ritmicamente
Ogni evento è un nodo entro un fluire su sfondi in cui si dispongono campi di forze. Secondo sequenze e sviluppi, intervalli e cesure il fluire del tutto si espone e dispone, scandito da punti d’avvio e conclusioni, pause, attese e irruzioni, arrivi e partenze. Ritmi.
Più o meno lentamente o velocemente, più o meno accelerati o dilatati, sospesi o frenetici, variano quindi gli spettacoli che ci avvincono e prendono, così come quelli che tediano.
Nel mutare di timbri e atmosfere, tutto in tal modo pulsa. Ritmicamente.
- Cicli
I cicli celesti e delle stagioni, il ciclo delle età della vita, il ciclo solare nell’arco del giorno, il ciclo lunare (e il ciclo mestruale), il ciclo della fame e la sete, il ciclo della veglia e del sonno, il ciclo del consumo. del bisogno e del desiderio sono cicli della natura.
Ma anche le vicende umane, storiche, le società, la politica, l’economia, la stessa storia del pensiero evidenziano ritmi.
- La danza
Nell’apertura si dispone perciò uno spettacolo le cui movenze è una danza.
Una danza nel ritmo che batte il suo tempo e le sue variazioni di tempi, dispiegando e suggellando in tal modo nello squadernarsi degli attimi le forme che appaiono e variano.
Tra le pieghe delle differenze, tra gli ambiti in cui il ritmo scandisce i suoi tempi – in questa danza – si può intravedere una legge. Della danza si possono decifrare le logiche
- Dispendio e consumo.
L’esistenza si regge sul dispendio di energie e la loro ricostituzione costante.
Cicli biologici inducono perciò a un interagire col mondo volto al consumo, nell’assimilazione di oggetti che – focalizzati, avvicinati, afferrati, trasformati, frantumati, distrutti, negati – infine sono perciò col Sè fusi, in esso inglobati.
Ogni oggetto così consumato e negato non è però perciò quindi del tutto distrutto: è assimilato. La materia in cui esso consiste è inclusa in chi lo consuma, il suo contenuto energetico passa in altro.
Nel consumo – come nel dispendio in cui le energie sono rilasciate altrove abbandonando la forma che le legava – a essere negata, quindi a svanire, è quindi una forma.
- Altro negato, altro intangibile
Ciò – a ben vedere – significa però che quanto, nel consumo reintegrante il dispendio, è assimilato non è l’altro alla cui inclusione il consumo mirava.
La forma dell’altro infatti nell’assimilazione svanisce. L’assimilato non è infatti mai ciò cui il consumo mirava. Il consumo mira infatti a assimilare qualcosa di cui individua la forma e per la forma che la tal cosa presenta (mira ad esempio a mangiare-inglobare la mela di cui ha fame, non a introiettarne il contenuto energetico che peraltro assimila), ma nel consumo, l’altro cui il consumo mirava (ossia appunto la forma) scompare.
Perciò l’inghiottimento con-fusivo del mondo e col mondo è dunque, a ben vedere, impossibile. L’altro, assimilato nell’assimilazione, è altro dall’altro cui il consumo mirava perché l’altro cui il consumo mirava è esattamente quanto il consumo stesso porta a svanire.
L’altro cui il consumo mira, nel consumo resta dunque in effetti intangibile all’assimilazione in cui il consumo consiste. Inghiottire tutto, fondersi a tutto, anche solo per questo è perciò impossibile. Altro (posto che mai l’altro possa diventare-altro da sè) sempre inevitabilmente residua e sussiste, non assimilato nè assimilabile.
- Il ritmo del consumo del mondo
Solo perciò concependo le forme svanite come inghiottite nel nulla, si può pensare al puro consumo del mondo.
Sennonché già nel consumarsi poi a loro volta, in ulteriore dispendio, delle energie assimilate (restituendo il corpo parti di sé al mondo) il consumo, a sua volta così consumandosi, restituisce e ribadisce consistenza e sostanza all’altro.
Perciò il consumo si dà secondo (il suo) ritmo, senza esaurirsi. Sempre c’è altro, c’è altro da consumare sinchè il ritmo naturale è scandito.
La distanza del mondo permane, sempre innescante altro dispendio (che richiede altro consumo) a colmarla.
Sempre rinnovata – finché il dispendio si dà – è la battuta del ritmo del consumo del mondo.
- Ritmi della persistenza dell’altro: il desiderio
Nel ritmo del consumo c’è di mezzo il bisogno della reintegrazione di parti che il dispendio disperde, nello scandire dei tempi dei vari modi dell’inghiottimento e dell’assimilazione.
Se ciò comporta, come comporta, la negazione della forma dell’altro e il conseguente svanire dello specifico altro dapprima agognato non è però questo il gioco del desiderio, che si alimenta invece dell’esistenza e la persistenza dell’altro.
Ma anche il desiderio ha i suoi ritmi: aperture, chiusure, riaperture ribadiscono anche qui impossibile fuoriuscita dal ciclo e dal ritmo.
(…continua…)
Lascia un commento