- La maschera
Potente irridente inquietante è nella maschera che Dioniso può – quando vuole – mostrarsi. Quando essa appare – essa la maschera di Dioniso – lì Dioniso sta.
E’ là, nella maschera, che Dioniso mostra il volto. E perciò mostra, in quanto questo volto è maschera, il suo essere anfibio, vòlto a due lati.
Se la maschera è infatti, nel verso visibile (il volto che appare) esposta, ha però anche un retro verso cui anche è volta. Un retro cui il fronte allude ma che è anche nascosto da quanto, esposto nel lato visibile, si interpone e sovrappone al lato retrostante nascosto.
In Dioniso questo retro – come in ogni maschera, oscuro – non è intuìto come un vuoto. Ma bensì come caos, frenesia, sovrabbondanza di forme in coesistenza di opposti (Dioniso è maschio e femmina, divino e animale, umano e immortale).
- L’enigma di Dioniso
Magma, in cui serpeggia debordante energia, da cui esplode la vita e a cui tutto, in distruzione di sé, alla fine ritorna, rivelandosi attraverso la maschera, Dioniso espone il suo enigma.
Una immediata presenza (la maschera) si fa incontro in uno con una invalicabile assenza (quanto sta dietro la maschera). Qui – nella invalicabile assenza – si annida l’enigma. Se nella maschera infatti Dioniso appare, tuttavia la maschera non ne è che un segno, un segnaposto. Dioniso è altrove, in enigma, dietro al di là della maschera.
Anche in questo senso in duplicità e contraddizione, Dioniso dunque insieme si insedia nella presenza e nello stesso tempo si sottrae in lontananza. Dioniso nella maschera appare, ma appare in maschera. Chi porta la maschera è altro da quanto appare: Dioniso, la follia e l”abisso di Dioniso, l’enigma e la potenza di Dioniso.
- Nella festa, la danza
Seno da cui tutto erompe e irrompe e a cui tutto torna, Dioniso dunque, appare. Ma appare in maschera.
E appare nella festa. In cui Dioniso danza.
La maschera in sé è immobile. Ma Dioniso danza.
E nel movimento in cui la danza si evolve, anche la maschera insieme via via si disloca spostandosi. La rigidità del volto impresso nella maschera impone l’insistere di Dioniso nella soglia nel mondo, il suo non appartarsi. Ma è la danza che allude a là dove Dioniso sta, ossia ovunque.
La maschera cioè in sé resta immobile. In sé statica, va però qui e là, nel movimento ritmico del danzatore. In tal modo indica quindi – nella sua fissità – un sostare di Dioniso tra gli uomini, ma la sosta del dio si effonde dovunque, nel movimento (nella danza) del mondo.
La danza, nei suoi momenti di stasi o di – lento o rapido qual che sia – spostamento, tracciando le sue linee e volumi, allude quindi all’altro (di cui è maschera), che è il tutt’altro a cui Dioniso unisce. La staticità della maschera segna il (provvisorio) sostare di Dioniso tra gli uomini, ma insieme indica, per contrappunto e nel movimento della danza, l’altro da questo sostare: l’incombente frenesia cui Dioniso chiama.
- Lo sguardo di Dioniso
Negli occhi immobili e irridenti della maschera che fissano chi lo guarda, Dioniso però dalla sua maschera scruta. La maschera è vista. Ma anche guarda.
La maschera di Dioniso è cioè anche il contemplante Dioniso, che è qui in immediata presenza.
Dagli occhi sbarrati della maschera di Dioniso non si fugge. La sua vicinanza perciò scuote.
- Attesa di Dioniso
Ma in ciò è perciò sospensione.
Nello sguardo ineludibile che Dioniso dalla maschera lancia, quanto più è mera superficie in cui tanto più forte è l’immediata presenza, tanto più è evocato l’altrove in cui ogni ordine e ogni presenza sono travolti.
Nella sospensione incombe la frenesia selvaggia, ciò che è sprofondato nella pura materia e energia, il segreto abissale e inquietante del mondo si fa ormai prossimo.
All’apparire della maschera perciò si apre l’attesa, l’approssimarsi dell’arrivo travolgente di ciò cui la maschera allude: dell’arrivo di Dioniso.
Arrivo col quale i misteri saranno svelati
- L’ammaestramento di Dioniso
Questo è Dioniso, dio dell’edera e della vite. Dio dell’ebbrezza, della follia, della lacerazione e dell’orgia.
Nella festa, in cui la maschera danza, in tal modo Dioniso irrompe, afferra, prende.
E – nei Misteri – dalla sua recondita folle sapienza, chiamando all’abisso, Dioniso ammaestrando, guida.
In questo senso Dioniso è dunque maestro.
(…)
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